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Tutte le teste del Botticelli son chinate, piegate, come esili fiori che il vento assale. Tutte le sue figure sono infantili o femminee, anche quelle degli uomini. È il pittore della debolezza, del disfacimento? È già la decadenza in mezzo al Rinascimento? Egli finì pio e savonaroliano e tutto il suo panesimo fu gelido e sottile come un sogno d'alba, non raggiante come un trionfo d'estate. Le sue ninfe paiono uscite di convento e si meravigliano, tristemente, di sentirsi seminude. Le loro faccie son magre come quelle di chi visse a lungo rinchiuso; i loro occhi languenti conoscono più i libri delle preghiere e le voluttà cenobiche che i silvestri furori bacchici. Ma gli angeli, i piccoli ppi del cielo, bei fanciulli fiorentini che i Medici attirano con giochi, come si fa coi gatti giovani, sorridono intorno alle stanche madonne e non certo di amore mistico. Non sono ancora protestanti, quei bravi ragazzi!
In queste immagini io ritrovo tutta l'anima della mia razza e della mia città: cieli chiari, cipressi neri, natura povera ma forte e pietrosa, uomini non belli, non regolari, non efebici ma che nella bocca irridente e negli occhi fissi portano una volontà di energica vita.
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◄ Giovanni Papini